Castelnuovo di Assisi è delimitato ad est da Rivotorto, a sud da Cannara, ad Ovest da Tordandrea, a nord-ovest da Santa Maria degli Angeli. Sulla strada provinciale 410 troviamo la Via dell’Arce che inizia dalle mura romane di Assisi e risale fino ad Urvinum Hortense (Collemancio) troviamo un mausoleo (la Tomba) che induce a pensare che la strada fosse l’antico tracciato della Via Flaminia. Numerose lapidi funerarie, cippi, lastre di epoca romana rinvenute lungo il percorso avvalorano questa ipotesi.
Castelnuovo di Assisi sorge in un’ area che presenta molti reperti di età romana’, il più importante dei quali è il Mausoleo di cui resta ben visibile la struttura sul lato est della strada provinciale 410 di Cannara in vocabolo «Tomba», lungo la direttrice che va dall’attuale porta di Moiano in Assisi fino a Collemancio, l’antica Urvinum Hortense.
Questo monumento, che ora si erge solitario a testimonianza di una antica gente che ha voluto lasciare memoria di sé lungo un’importante via antica, e forse vicino alle sue proprietà, va considerato come il simbolo della via che collegava Asisium ad Urvinum Hortense in età romana, quando un efficiente sistema di canalizzazioni rendeva densamente popolata un’area che si sarebbe nuovamente impaludata con il sopraggiungere delle invasioni gotiche e della dominazione longobarda.
Il «Torricone» è in realtà in compagnia di una miriade di tracce, dalle urne e dalle stele funerarie ai toponimi, ai tanti frammenti che affiorano ad ogni passaggio del vomere, da secoli.
Lo stato di conservazione è buono, salvo una scheggiatura in alto a sinistra.
Nella parte inferiore, per circa cm. 35, la stele è solo sbozzata.
Dimensioni: cm 87 x 25 x 13.
Rinvenuta nelle adiacenze (lato ovest) della strada provinciale 410 di Cannara, ora via dell’Ose, circa m. 50 a sud del fiume Ose, nella proprietà del fu Pampanoni Luigi; ora conservata all’angolo sud-est della casa di Paolo Gregorio Perticoni, in via Cannara 96, non lontano dal luogo di rinvenimento.
Il testo è disposto su due linee le cui lettere hanno rispettivamente l’altezza di cm. 4,3 e cm. 3,7.
L(ucius). Cassius L(uci) f(ilius) / Stellatina (tribu).
Il ductus è incerto ed irregolare; le lettere sono apicate; il solco è triangolare; l’interpunzione è costante e triangolare. Alla linea 2 è da notare il nesso, invero non molto frequente, per la doppia L di Stellatina. Le dimensioni delle lettere sono abbastanza irregolari.
Si tratta del monumento sepolcrale di un civis iscritto alla tribù Stellatina, che è propria degli abitanti del vicino municipio di Urvinum Hortense (odierna frazione di Collemancio di Cannara).
Dimensioni cm 51 x 33,3 e spessore non verificabile.
Il timpano, distinto dalla parte sottostante parallelepipeda, fa sì che la stele riproduca la forma di un’urna.
La decorazione è costituita da elementi rotondi che riempono tutto lo spazio disponibile: il timpano presenta al centro una patera umbilicata e due elementi rotondi più piccoli ai lati; nella parte inferiore il motivo si ripete con una patera al centro e quattro elementi rotondi agli angoli. La fattura è modesta.
Data per scomparsa dal Bormann e nella silloge di Forni, è inserita nella facciata della chiesa di S. Girolamo di Castelnuovo, ove è stata murata in occasione di un restauro nel 1939.
L’iscrizione è incisa in una sola linea sul listello che separa il timpano dal corpo.
L’altezza media delle lettere è di cm. 3.
C(aius) F[.]a[.]vius C(ai) f(ilius).
Spezzato a sua volta in due parti contigue.
Le sue dimensioni sono cm. 64,5 x 39 x 17.
Si tratta della parte inferiore sinistra del monumento, delimitato da una cornice piatta di cm. 6,5, che fu sistemato nel cortile della Canonica di Castelnuovo, in occasione di restauri nell’anno 1939 curati dal parroco dell’epoca Don Felice Balani. È tuttora in loco.
L’iscrizione attuale è su due linee (le ultime due) ma è impossibile stabilire quale fosse la sua lunghezza originaria.
L’altezza delle lettere è di cm. 5,5, per la prima linea, e di cm. 5 per la seconda.
[…] / T(iti) l(ibertus) Salv[- – – ] / (sex)uir {- – -].
Le lettere sono regolari; l’ordinatio, per ciò che resta, è accurata. Si nota l’effetto del chiaroscuro. È un liberto di cui conosciamo solo la parte iniziale del cognome, Salv… (che riproduceva il nome individuale portato durante la schiavitù), e il prenome del patrono Titus. Ottenuta la libertà è entrato nel collegio dei Seviri augustali, conservando a vita tale distinzione.
Parallelepipedo, con dimensioni di cm. 43 x 21 x 44.
Pertinente alla base di un monumento sepolcrale è conservato nel cortile della Canonica di Castelnuovo di Assisi.
Sulla superficie anteriore si leggono le prime tre lettere di un’iscrizione; la loro altezza è di cm. 8.
In f[ronte… ]
Le lettere presentano il solco triangolare ed apicature accentuate. L’iscrizione indica le dimensioni dell’ area sepolcrale.
Si tratta della parte superiore destra di una stele funeraria, spezzata lungo il lato inferiore e quello sinistro.
Dimensioni: cm. 46 x 42 x 22. Nella zona centrale, ribassata, resta la maggior parte di una rosetta con bottone centrale, a sei petali costolati, di fattura non accurata: ai due angoli superiori due patere stilizzate.
Presenta analogie di decorazione non solo con varie urne e stele di Assisi, ma in modo particolare con le urnette conservate a poca distanza nelle località Murellone e Tombetta.
È conservata nel cortile della Canonica di Castelnuovo di Assisi. Anepigrafe.
Inedita.
Con facce superiori ed inferiori parallele.
Dimensioni: cm. 15,5 x 13 x 7,5.
È conservato nella Canonica di Castelnuovo di Assisi.
Iscritto sulla faccia anteriore su due linee; il campo epigrafico è riquadrato con un’incisione che funge da linea di guida.
L’altezza delle lettere è rispettivamente, di cm, 6,5 e 5.
Inedita.
[. . .]rodi[. . .] [—]nimi[…]
Le lettere presentano un ductus incerto ed irregolare; il modulo è diverso fra le due linee.
Per il tipo di scrittura si può proporre una datazione tardoimperiale.
In calcare bianco.
Con motivi ornamentali di epoca altomedievale, con croci.
Dimensioni cm. 40 x 25 x 12.
Rinvenuto a suo tempo nelle strutture murarie della Canonica di Castelnuovo di Assisi, ivi conservato. Inedito.
In travertino compatto di cui è visibile solo la parte anteriore (cm. 37 x 32); è delimitata da una cornice piatta e con la sagoma dei peducci in basso. Buono lo stato di conservazione, salvo una frattura sul bordo superiore della cassa. La decorazione è costituita da un fiore geometrico, a sei petali costola ti e con bottone centrale, circondato da quattro piccole patere umbilicate, scolpite negli angoli.
Di provenienza non nota, è murata all’esterno dell’abitazione di Franco Chiavoni in vocabolo «Murellone», via Raspa Balilla n. 8, di Castelnuovo di Assisi.
Inedita.
Presenta la tipologia dei monumenti funerari del territorio di Assisi; si segnalano le analogie con altre urne funerarie della zona.
Non lontano dal centro di Castelnuovo, in direzione Ovest, in vocabolo S.Vincenzo, che trae il nome dalla chiesina omonima, sono stati rinvenuti due monumenti funerari della gens Vespria, la quale annovera nel municipio parecchi esponenti a partire dall’età repubblicana; ad essi si aggiunge un cippo che porta le dimensioni di un’area sepolcrale. Costituiscono un’ulteriore traccia della presenza di importanti famiglie di Assisi nell’area di Castelnuovo; va notato che in uno di questi documenti, il secondo, è indicata espressamente la tribù Sergia, che è propria dei soli assisiati per l’area umbra.
In calcare bianco terminante a timpano, con superficie anteriore lavorata a gradina e senza decorazione. Dimensioni cm. 183 x 72 x 15; scheggiata in alto a sinistra.
Fu rinvenuta nel 1886 in vocabolo S.Vincenzo di Castelnuovo di Assisi nella proprietà di Bonaventura Testaferrata; ora è nel Museo del Foro romano di Assisi.
Reca un’iscrizione lungo la linea di congiunzione tra il timpano e la tavola rettangolare sottostante.
Altezza delle lettere: cm. 5,2.
C(aius) Vesprius C(ai) f(ilius).
Il ductus e l’ordinatio sono regolari; le lettere sono apicate. Le caratteristiche paleografiche, del tutto analoghe a quelle della stele seguente, rinvenuta contemporaneamente e nello stesso luogo, suggeriscono una datazione all’ età augustea. Alla stessa cronologia orientano la formula onomastica senza cognomen e l’assenza dell’ ad-precatio ai Mani.
In calcare bianco, con timpano ribassato, circondato da una cornice piatta e decorato con una rosa e due delfini ai lati.
Spezzata in senso orizzontale tra le due linee iscritte. Misura cm. 183 x 72 x 15.
Rinvenuta nel 1886, in vocabolo S. Vincenzo nella proprietà di Bonaventura Testaferrata, è ora nel Museo del Foro romano di Assisi.
L’iscrizione si sviluppa su due linee con lettere alte, rispettivamente, cm. 7,5 e 5,5.
L(ucius) Vesprius C(ai) f(ilius) / Ser(gia tribu).
Il ductus e l’ordinatio sono accurati e regolari. Si nota l’effetto di chiaroscuro.
Le lettere presentano caratteri paleografici del tutto simili a quelli della stele precedente e possono essere datate alla prima età imperiale.
Anche in questo caso non compaiono né il cognome né la formula Dis Manibus.
Il personaggio è ingenuus ed indica la sua iscrizione alla tribù Sergia.
La decorazione, con rosa e delfini, presenta fortissime analogie con quella di altre stele di Assisi, di Spello e di Bevagna.
Concludendo questa sintetica presentazione di monumenti di età romana rinvenuti o conservati in Castelnuovo di Assisi, si può definire che questa area si connota, con i suoi 28 monumenti di età romana (ai quali va aggiunto il Mausoleo), come densamente frequentata da gentes quali i Nevi, i Vespri, i Castrici, i Serveni, i Didi e gli Epidi, che costituivano la nobiltà locale del municipio di Assisi.
Essa appare dotata di un reticolo di vie ordinato, ben inserito nella centuriazione di Assisi ed in quella limitrofa di Spello; lungo le strade principali le famiglie più cospicue avevano costruito i loro monumenti sepolcrali, di regola in prossimità delle loro proprietà.
Sembra un’ironia della sorte non conoscere proprio il nome della gens presumibilmente più ricca, che ha fatto costruire in età imperiale, lungo la strada principale, che collegava Assisi con Urbino Ortense, il Mausoleo cui la voce popolare ha dato il nome di Torricone.
Ma forse il segreto è nascosto in qualche epigrafe che attende di essere dissepolta, o semplicemente spolverata.
da “Castelnuovo di Assisi in epoca romana” di Giorgio Bonamente
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